Una Juve fragile come l’argilla prima di essere terracotta
La partenza in campionato della Juventus è la peggiore dei bianconeri da quando ci sono i tre punti. Ma la Juve di Allegri è tutta da buttare?
Avete presente un vaso di argilla prima che viene cotto? La Juventus ad ggi è paragonabile ad esso. Il demiurgo, ovvero il suo allenatore Max Allegri, può darle la forma che vuole e tale forma può risultare più o meno piacevole, ma fin quando non viene cotta a puntino, è debole e al minimo scossone viene giù.
Soprattutto, fin quando non viene forgiata a dovere, acquisendo la giusta compattezza e consistenza, non può essere riempita di contenuti che ne impreziosiscano il valore totale.
A ciò aggiungeteci che l’operazione di forgiatura sta avvenendo su un teno in corsa, il campionato, e quindi le sollecitazioni esterne non mancano.
Che ne deriva? Ne deriva una Juventus decisamente fragile come non si vedeva da anni. Una fragilità, soprattutto mentale, che viene fuori ad ogni minima difficoltà, che non permette neanche di poter giudicare il valore reale della squadra scoppiata a sono di scossoni accaduti negli ultimi due anni.
Il primo scossone ha un nome e un cognome, Maurizio Sarri, che con il suo calcio propositivo, in un solo anno è riuscito a non imporre il suo credo ad una rosa forgiata da otto anni di successi ottenuti con un calcio che badava molto al sodo e poco all’estetica; il secondo invece è un mix tra Andrea Pirlo e Fabio Paratici capaci il primo di togliere ogni residua certezza tattica del passato con il suo calcio fluido (che potrebbe rappresentare una rivoluzione tanto quanto il tiki-taka, ma senza dubbio va messo prima a fuoco con qualche anno di pratica sul campo e di gavetta), il secondo di completare lo smembramento di una rosa costruita più per l’album di figurine che non per scendere in campo.
Poi c’è stato l’addio di Cristiano Ronaldo, l’apice del calcio da copertina ma anche l’apice di un bomber efficace come quasi nessun altro; un giocatore che da solo vale almeno due top player. Top player di cui la Juventus di oggi scarseggia lì dove per top player si intende qual giocatore che da solo può rompere l’equilibrio di una gara che altrimenti si indirizza in altro modo al primo episodio negativo.
La Juventus di oggi è una squadra giovane; tra i giocatori di movimento, tolti quindi i portieri, gli over 30 sono Bonucci, Chiellini e Cuadrado. Alex Sandro e Ramsey hanno 30 anni tondi. In rosa gli under 25 sono 9!. L’unico conclamato che può cambiare la gara è oggi Paulo Dybala (che non ha nella continuità la sua dote migliore) mentre Federico Chiesa sta studiando per diventarlo. Qualcun altro potrebbe crescere e se non cresce quest'anno, tempo per aspettarlo, probabilmente non ce ne sarà ancora.
Quindi? Quindi aspettiamo prima di dare giudizi perché nelle gare dove il fascino stesso della sfida tiene alta la tensione (vedi la Champions League o le sfide di cartello in campionato), la Juventus non ha sfigurato affatto. E se dal mercato arrivassero ancora un paio di puntelli, un anno tribolato potrebbe rappresentare una buona ripartenza. A patto di non avere lo scudetto come obbiettivo.
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