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Protestare è legittimo ma impedire di parlare è illegittimo

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Sulla rissa verbale tra il ministro Roccella e le attiviste femministe e ambientaliste diventa scontro politico e ideologico

Impedire di far parlare o eludere un confronto nel tempio della parola suona un po’ come una bestemmia in un tempio sacro. Eppure è successo sabato al #Salone del Libro di Torino, il santuario altissimo luogo per antonomasia dove scuole e correnti di pensiero fluttuano, si intersecano, si accavallano e si scontrano. E, vivaddio, ne usciamo sempre più arricchiti, figli di filosofie differenti. C’è la ministra #EugeniaRoccella, che tiene il dicastero delle pari opportunità e della famiglia, che da calendario ha la presentazione della sua autobiografia romanzata racchiusa nel libro ‘Una famiglia radicale’, ma durante l’esposizione viene interrotta dalle attiviste di ‘Non una di meno’ e di ‘Extinction Rebellion’ che con gli slogan ‘fuori lo Stato dalle mie mutande’ e ‘sul mio corpo decido io’ protestano sulle posizioni del governo sulla materia dell’aborto (ma sarebbe meglio dire sull’utero in affitto) e sui disastri di un clima impazzito, figlio di scelte non ambientaliste. Una protesta legittima, più o meno pertinente, ma non nei modi, che si trasforma in un boomerang per le attiviste quando vengono chiamate a un confronto, che di fatto non c’è per la rissa verbale che ne consegue. Il dissenso è (quasi) sempre legittimo ma sfocia nell’esito sbagliato: impedire all’altro di parlare, soffocando così un punto di vista diverso. Questo non è confronto ma scontro. Ancora: dire che una protesta è legittima perché non è violenta è un modo ipocrita per lavarsene le mani perché di fatto si impedisce, come è accaduto, alla controparte di parlare e ribattere. E il riferimento è chiaro nei confronti di #RobertoSaviano, #NicolaLaGioia ed #EllySchlein. Protestare è sacro, ma lo è anche ascoltare gli altri. Niente, resta uno scontro ideologico, tra opposte fazioni, coi ministri del governo che solidarizzano con la Roccella e si scagliano con gli intellettuali di una certa area politica, che si sentono circondati dagli attacchi del centrodestra, che invece si sente offeso, in un continuo perverso dibattito tra rossi e neri. Insomma, sarebbe sufficiente spogliarsi di casacche colorate per poter esprimere un giudizio unico: impedire a qualcuno di parlare, di esprimersi, di manifestare il suo pensiero, pur quanto sia discordante col nostro, resta una perversa contraddizione da parte di chi protesta e dissente.

22 Maggio
Autore
Gian Luca Campagna

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