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Il Frosinone passa e poi si butta via contro la Lazio

Maurizio Sarri festeggia con Olimpia dopo il derby

I ciociari vanno avanti con un rigore di Soulé poi si smarriscono e vengono ribaltati in 120" da Castellanos e dai soliti errori di impostazione. Finisce 3-1

Il Frosinone prima contiene la Lazio, poi la purga e infine la resuscita. E perde 3-1. È la legge del calcio. I ciociari tengono basse le frequenze dei pericoli dalle parti di Turati per tutta la prima frazione, poi scattano con un rigore di Soulè ma l’entusiasmo e l’inesperienza aprono la strada alla rimonta biancoceleste.

Si guardano allo specchio i due tecnici. Hanno l’infermeria zeppa e la panca di convalescenti, così DiFra disegna la linea difensiva a tre con Romagnoli centrale e Monterisi e Okoli laterali, poi play Barrenechea più Brescianini, Garritano e Gelli, in avanti Soulé, Harroui e Kaio Jorge; in casa Lazio mancano gli uomini simbolo come Immobile e Luis Alberto oltre Lazzari squalificato, spazio quindi in mezzo a Kamada e Guendozi più il battagliero Rovella, con Castellanos in attesa che si sblocchi come centravanti.

PRIMO TEMPO - La Lazio non scherza in avvio, vuole spolverare le ambizioni europee e prova a giocare come una grande spaventando la cenerentola del derby, immagina sempre che Frosinone sia figlio di un dio minore, ma l’allegra brigata ciociara resiste all’urto iniziale, si ricarica dopo il quarto d’ora accademico ma le emozioni latitano da campo e spalti così il taccuino resta immacolato. Soulé prova a correre un po’ di più rispetto al match contro la Juve, Gelli è il solito uomo d’ordine, Harroui tenta qualche giocata, gli unici che provano il colpo a effetto sono Zaccagni e Pellegrini con le accelerazioni ma sembrano profeti che predicano nel deserto delle idee. Così guardi la fotocopia di Felipe Anderson che prova a fare calcio mentre Castellanos e Kaio Jorge si contendono la palma del centravanti in crisi d’identità. La partita è intensa e vibrante, sembra che debba sbloccarsi da un momento all’altro, come se mancasse il passaggio illuminante, quello che accende. Ecco, manca la password del match.

SECONDO TEMPO – Ha fretta di chiuderla Sarri: dentro Isaksen bocciando Felipe Andersen, poi Hysai per Pellegrini infortunato, ma il Frosinone si difende bene, anzi non va mai in affanno, ormai ha preso le contromisure agli avanti laziali. Poi, prende coraggio la squadra di DiFra e passa: un fallo di mano di Guendozi non viene rilevato dall’arbitro mentre i giocatori giallazzurri si sbracciano. Già capisci che è rigore perché le proteste sono continue e plateali. Così il Var aiuta l’arbitro ad assegnare il penalty che Soulé trasforma con encomiabile freddezza (58’). E il Frosinone si getta a festeggiare sotto lo spicchio dell’Olimpico che ospita i duemila tifosi ciociari, DiFra sembra preoccupato per il vantaggio, forse non se l’aspettava o comunque non così presto. Fraseggia in maniera accademica l’allegra brigata ciociara, insegna calcio e sfiora anche il raddoppio sempre su tiro da fermo di Soulé, ma l’incoscienza di questa squadra è più forte della razionalità, così al 64’ scappano in contropiede tre biancocelesti contro due giallazzurri ma il piedone di Okoli evita guai. Ma la rete è solo rimandata. Ed è in realtà un ribaltone: Guendozi lascia spiovere un traversone che Castellanos incoccia a palombella beffando Turati (70’). E 120 secondi dopo uno sciagurato retropassaggio di Garritano travestito da laziale apre il vantaggio dei padroni di casa, Castellanos ringrazia, controlla e assiste Isaksen che incrocia in modo vincente. È il 72’ e la Lazio ha ribaltato il Frosinone. DiFra non ci crede, spedisce dentro Caso e Cheddira (75’) ma è una doppia presenza senza costrutto, con la squadra che appare depressa, anche perché nel frattempo la Lazio ha ripreso a correre e a imbastire con uno Zaccagni mundial. Tanto che si permette il lusso di far segnare anche Patric (84’) su un corner che trova la difesa ciociara in perfetto dinamismo presepista. Ora è finita anche se era già in archivio dopo il 2-1. Non ha benzina, nervi e idee il Frosinone, c’è il solo Gelli che si danna l’anima, tra difesa, mediana e attacco, ma è troppo poco, così la Lazio sfiora con Isaksen e poi Castellanos la quarta rete. Ma sarebbe stato eccessivo. Poco male, il Frosinone si lecca le ferite della terza sconfitta di fila, ma ha sempre 6 squadre sotto di lui e tre appena appena sopra, così si appresta a celebrare una magnifica annata: promozione in serie A e salvezza nella massima serie se oggi il campionato fosse terminato. Be’, il Frosinone può salutare il 2023 con una bella partita di Dom Perignon.  

30 Dicembre
Autore
Gian Luca Campagna

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