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L'accoglienza e lo spettacolo del Benito Stirpe

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Storia quotidiana di un cronista di Latina, tifoso dei nerazzurri, costretto a seguire il Frosinone calcio nel campionato di serie B.

L’ultima partita in serie B che avevo visto era stata Latina-Ascoli, uno 0-0 che stava per sancire la retrocessione (oltre che il già dichiarato fallimento societario a campionato in corso) dei nerazzurri. Era l’aprile del 2017, l’amarezza era molta, la voglia di riscatto azzerata anche dalle distanze che aveva preso una città anaffettiva, abbandonando la disorientata truppa guidata da Vivarini verso un epilogo buio. Sarà che il destino si diverte a disegnare linee farsesche e beffarde nella vita di ognuno di noi, così professionalmente e sportivamente cianciando la prima partita dopo questi anni di vacatio dagli stadi della cadetteria eccola che si materializza in Frosinone-Brescia. Insomma, eccomi catapultato nella tana dei cuginastri artefici di tanti derby sanguigni, seguiti sia da cronista che anche da tifoso dei nerazzurri. E catapultato è il termine più appropriato: avevano ragione i tifosi giallazzurri sui social che sarei rimasto estasiato dal Benito Stirpe. Al di là di essere il terzo stadio d’Italia di proprietà del club che vi gioca, l’impianto di Frosinone è veramente un gioiello, sia esteticamente sia dal punto di vista dello spettatore che si vuole rilassare nell’assistere a una partita di calcio. Prima del match panino e birra d’obbligo, rigorosamente nel covo del tifo della squadra di casa, così come sono sempre stato abituato a fare nelle trasferte, per respirare l’atmosfera cittadina, gli umori di gente che non conosco, le baruffe interne e segrete della squadra più gli attriti con gli ultras avversari. Mentre ingoio il panino vengo avvicinato da un giovane che dice di scrivere per una pagina social molto seguita a Frosinone, ‘Frosinone mi piace’: li conosco, hanno già amplificato ‘sta cosa del mio incarico professionale, addirittura vorrebbero ‘adottarmi’ e regalarmi una sciarpa. Per ora concedo la simpatica intervista, purché non sia omologata mi raccomando. Figuriamoci, forse non aspettavano altro. Saluti e baci. Dentro il ventre dello Stirpe l’accoglienza è professionale, da serie A. Peccato che ci siano parecchi spazi vuoti, la Curva Nord si riempie con lo scorrere dei minuti, nonostante sia una domenica d’agosto e il cielo minaccia tempo da girone dantesco. Segna il mio pupillo, quel Luca Moro che avevo seguito con interesse nello scorso campionato con la casacca del Catania in serie C (lo stesso girone del Latina…), poi apprezzi il temperamento da tuttocampista di Kone, gli strappi di Rohdén, i tagli velenosi di Garritano, i dribbling secchi di Caso, il lavoro oscuro ma prezioso di Boloca, il tempismo di Lucioni (che novità, eh…), la classe di Bocic. Poi parte (mi dicono) anche il classico coro ‘chi non salta è un pontino’, ma non lo sento, per fortuna la pioggia attutisce, ma comunque resto per tutti i 90’ saldo sulla poltroncina. Ah, il Frosinone vince, gioca pure bene. Bella squadra.

1 anno fa
Foto: frosinone calcio
Autore
Gian Luca Campagna

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