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Euro24. Biscotti e Svizzera da pane e cioccolata

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Definita la griglia degli ottavi di finale senza particolari sorprese in attesa dell'Italia che affronterà gli elvetici

Ci siamo. Ecco gli ottavi di finale con tutte le squadre pronte a combattersi nelle sfide da dentro o fuori. Con tanto di biscotto. E sì, perché sbirciando gli ultimi risultati dei gironi eliminatori la sorpresa è sempre meno nascosta: eliminate Ungheria e Croazia, le terze dei primi due gironi, mentre vengono promosse tutte le altre in nome di un accordo tacito tra le squadre che, guarda caso, appartengono agli altri 6 gironi. Della serie, sapendo in anticipo i risultati delle altre contendenti, come se fosse un torneo nazionale col turno spalmato su più giorni, ci si comporta carta e penna alla mano per calcoli che accontentano tutti tranne chi ha già giocato.

Ma veniamo a noi. L’Italia è la squadra che apre la fase del torneo più affascinante, col sorriso stampato già sugli esperti di calcio, convinti che la Svizzera è un sol boccone pane e cioccolata e che le formazioni difficili sono tutte dall’altra parte del tabellone. Contro la memoria corta rinvigorisce il ricordo dei due penalty sbagliati da Jorginho nella doppia sfida con gli elvetici, che ci estromisero da Qatar22, con le trappole collose nella terra di mezzo ordite dal maestro Murat Yakin, elvetico di origine turca, inevitabile condottiero globetrotter di una formazione multietnica, senza consentirci mai un’azione fluida atta a tirare in porta.

Ai Mondiali qatarini ci andarono loro, prima di essere spazzati via agli ottavi dal tornado Portogallo (6-1!), ma stavolta la truppa di mercenari svizzeri è più consapevole dei propri mezzi, con giocatori maturati nei vari campionati europei: Sommer tra i pali è un fenomeno, in difesa Rodriguez (di origini cilene) è altro rispetto alle apparizioni col Torino, l’albanese Xhaka viene da una stagione da Superman col Bayer, al pari dei bolognesi Freuler e Aebischer, mentre Ndoye ha freschezza sulla corsia mancina più la corsa del dominicano Vargas e la fisicità del camerunense Embolo. C’è poco da aggiungere, la Svizzera è plasmata nel 3-4-2-1 tosto ed elastico da parte del demiurgo Yakin.

L’Italia esulta per il nome dell’avversario, dimenticandosi dello spessore svizzero e soprattutto soffrendo d’amnesia rispetto al suo di valore, ancora liquido e poco solido. Va rimarcata la confusione di Spalletti nell’ultimo quarto d’ora contro la Croazia, dal doppio centravanti alle ali subentrate che hanno salvato capra, cavoli e panca più la chiave Fagioli che in 10’ ha scalzato i 3 match di un Jorginho che ciabatta in campo con un polmone fuori uso. Nello spogliatoio azzurro vacilla tutto: dai dogmi spallettiani (“non so fare l’attendista, non è il mio gioco”, ma poi il minutaggio contro Spagna e, nella prima frazione, Croazia lo sconfessa) alle idee (Jorginho incomprensibilmente faro, scarico e con visione limitata, tacendo per umana pietà su Di Lorenzo, umiliato dal puledro Williams e in genere col fiato corto). Chiaro che anche le reazioni scomposte del cittì dopo l’emozionante finale contro la Croazia sono un segnale di come Spalletti non è più sicuro nemmeno della sua data di nascita: parla di eroi e giganti, ma anche di ‘pippe’ (immaginiamo mentali e comunque d’esperienza), dimenticando che le pippe sono quelle che ha a disposizione, nel senso che ci sono giocatori, sì, bravi, ma stanchi e spremuti. L’odore, per chi mastica gli spogliatoi, è quello dell’autogestione. Nel senso di un patto tra tecnico e giocatori. Augurandoci che quest’ultimi magari siano decisi a imporre che dovrebbero giocare chi sta in forma.

28 Giugno
Autore
Gian Luca Campagna

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