Senjutsu, l'anima prog degli Iron Maiden
Esce in questi giorni la diciassettesima opera in studio dei Maiden
Con l'uscita dell'ultimo "Senjutsu" sono diciassette gli album in studio degli Iron Maidnen, seguiti da una innumerevole sequela di dischi live. Un disco per molti versi diverso dal solito.
Basta leggere la durata complessiva dell'opera di Steve Harris e soci, per capirlo. Un doppio disco da più di ottanta minuti, in perfetta antitesi con i micro brani, esortati con tanta veemenza qualche mese fa dalla leadership di spotify. Lanuova fatica dei Maiden si articola in 10 brani dalla lunghezza media di 7 minuti, fino ai 12:38 minuti della trak finale "The parchment".
Il rischio quando ci si imbarca in brani così lunghi è quello di annoiare ed autocitarsi all'infinito. Ma non è il caso di "Senjutsu".
Il sound è vecchio, ma nel senso buono, riporta alla mente sonorità heavy anni '80, in alcuni tratti ricorda l'opera del 1984 "Powerslave".
La voce di Dickinson è particolarmte ispirata, più calda, meno tirata all'estremo rispetto alle ultime fatiche della banda inglese. In particolare su "The writing on the wall" troviamo un Bruce a livelli stratosferici.
Le liriche dei pezzi sono molto interessanti e chiamano in causa i discorsi di Churchill, e l'antico testamento.
Un disco forse lontano dalle graffianti cavalcate di "The Number of the beast" ma non per questo meno coinvolgente. Anzi. Sicuramente uno dei migliori lavori degli ultimi 20 anni, un tuffo nel passato per gli amanti del vecchio rock arcigno e con una vena progressive.
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