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Qatar 2022: la maglia nera a lutto della Danimarca

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La Danimarca per protesta indosserà una maglia nera in segno di lutto. Bella iniziativa! Peccato sia la terza maglia...

Di solito i Paesi scandinavi sono quelli più aperti sui diritti umani. Non conoscono mezzi termini, non concedono equivoci. Senza scomodare il falso esempio del giro attorno all'Obelisco di plaza de Mayo insieme alle Madres da parte del portiere svedese Ronnie Carl Hellström durante i Mondiali di Argentina 78, è vera invece la terza maglia nera, in segno di lutto per le morti dei lavoratori che hanno costruito gli stadi in Qatar, che ha in dote la Danimarca. Certo, è la terza maglia... Dopo che la squadra danese ha incassato il divieto assoluto di indossare negli allenamenti la maglia 'diritti umani per tutti' (come se fosse offensiva...), si è adeguata alla scelta di tutte le nazionali (sarà così?!) di indossare una fascia al braccio con su scritto 'one love' con in mezzo un cuore i cui colori sono quelli arcobaleno che strizzano inevitabilmente l'occhio ai diritti LGBT+. Sì, proprio in Qatar, dove  non è stato vietato di manifestare liberamente le proprie idee pur dovendo obbligatoriamente rispettare quelle del Paese ospitante (sic!). 

Quasi choccato il numero uno della federcalio danese Jakob Jansen: "Riteniamo che il messaggio ‘diritti umani per tutti’ sia universale e non un appello politico, ma qualcosa che tutti possono sostenere". La Fifa continua nella sua strategia dello struzzo. Complimenti. Quando ci sono i diritti umani e ci si volta dall'altra parte non ci sono parole che tengono. Anche i soldi non hanno valore. Ma questo è un concetto che in casa Infantino non vale. 

Certo, siamo un mondo ipocrita. Al di là della battuta della Nazionale azzurra che prima di ogni altra ha voluto boicottare questi Mondiali in Qatar per il rispetto dei diritti umani non qualificandosi, notiamo le proteste a scoppio ritardato da parte degli attori principali rispetto a un sistema che appare destinato a morire con i suoi vertici. Stante i forti sospetti di corruzione che hanno portato una decina d'anni fa all'assegnazione dei Mondiali in Qatar, ancora senza colpevoli nonostante le inchieste, situazione rinfrescata da uno splendido servizio riassuntivo di 'Report' andato in onda su RaiTre lunedì 14 novembre, oggi le polemiche e le proteste sono fuori tempo massimo. Se si ha il coraggio di smantellare un mondo 'medievale', castrante, falso e corrotto come quello qatariota, allora i giocatori gay facciano coming out proprio a Doha, come ha esortato Gary Lineker, ex asso dell'Inghilterra anni '80 e oggi opinonista tv. Ma soprattutto dopo ogni rete realizzata si tolgano la maglia e, correndo il rischio dell'ammonizione, mostrino la t-shirt bianca con su scritto 'i diritti sono umani'. 

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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