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"Il Frosinone? Una squadra sovraritmo"

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Lo psichiatra e scrittore Corrado De Rosa analizza il momento della 'sua' Salernitana e presenta il match di domenica contro i ciociari

Corrado De Rosa è uno psichiatra, autore di numerosi saggi, scientifici e divulgativi, sull'uso della follia nei processi di mafia e terrorismo. Per conto dell'autorità giudiziaria si è occupato di camorra, infiltrazioni mafiose al Nord ed eversione nera, ma ha una passione che lo  distrae. È il calcio, che considera la cosa più seria tra le cose frivole. È di Salerno ed è tifosissimo della Salernitana. Non è un caso che accanto a testi di divulgazione scientifica lui stesso ammetta di essere colpito dal morbo granata, tant’è che ha dato alle stampe ‘L’allenatore sul divano’, ‘A Salerno’ e ‘Quando eravamo felici’. Bacamarte a parte, alienista brasiliano protagonista nell'incipit dell'ottimo suo 'Italia Psycho', la sua malattia è ormai a uno stadio avanzato. 

Ma veniamo al calcio giocato: la Salernitana affronterà all'Arechi venerdì 22 alle 18.30 il Frosinone: i granata dopo essere partiti con due pareggi (Roma e Udinese) sono incappati nelle sconfitte di Lecce e Torino, ma soprattutto in un corto circuito di cui i ciociari potrebbero approfittare. 

La Salernitana è partita in sordina. Quali le cause?
Qualche tensione iniziale, un mercato di prospettiva e non di calciatori esperti, alcuni errori di comunicazione rispetto alle ambizioni societarie. 

Ha ingannato il 2-2 di Roma, contro una squadra, quella di Mourinho, priva di tasselli importanti?
Certo, i due gol di Candreva sono stati episodi eccezionali. Ma eccetto i primi dieci-quindici minuti dei due tempi, la Salernitana è stata schierata in modo tatticamente intelligente. Ai punti forse avremmo potuto perdere, ma non è stato un pareggio sorprendente per come è andata la partita. Ed è stato un pareggio diverso da quello dello scorso anno, perché l’anno scorso la Roma era impegnata nell’Europa League. Quest’anno, nonostante le assenze, aveva da dimostrare al suo pubblico di essere finalmente pronta al grande salto. 

Il reale valore della Salernitana è quello visto in casa con il Torino?
Credo, spero, di no. In campo, contro il Torino, mancavano i due calciatori più importanti della squadra, Lassana Coulibaly e Dia. Mazzocchi deve ancora entrare in forma, i nuovi arrivati sono a Salerno sostanzialmente da un mese. E poi il Torino ha almeno tre calciatori osservati da Spalletti, la sua quarta scelta in attacco (Pellegri) lunedì avrebbe giocato titolare con la Salernitana, Schuurs mi sembra un difensore da medio-alta Premier.

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Contro il Torino la Salernitana è sembrata una squadra senza anima, con buone individualità, ma senza legame tra i reparti, che sono sembrati corpi a sé.

Io non ho visto una squadra allo sbando e senz’anima. Ho visto una squadra ancora acerba, sono d’accordo con te. Ho visto una squadra che vuole fare un gioco di possesso forse senza avere i difensori e il centrocampista centrale per farlo, o almeno per farlo fin da subito. E acerba anche rispetto al fatto che i nuovi arrivati hanno un gioco che va disciplinato. Poi dopo lo 0-1 ha alzato il ritmo e si è mossa bene, le è stato negato un rigore, ha preso il secondo gol sul secondo tiro in porta o quasi, ha preso un palo nei minuti di recupero. Il 3-0 in apertura del secondo tempo ha chiuso i discorsi.

Si può dire che sia Dia-dipendente piuttosto che Candreva-dipendente?
Dia e Candreva sono due calciatori fuori scala per una squadra che deve salvarsi. Dia, lo scorso anno, ha segnato 16 gol. Credo che lo sarebbero per tutte le squadre della parte destra della classifica

La panchina di Paulo Sousa traballa? È una partita da ultima spiaggia quella in programma domenica?
Mi auguro proprio che non sia così. Temo che sarebbe un errore metterlo in discussione dopo cinque partite di campionato e dopo un mercato intelligente, ma a patto che concordiamo un dato: è stato un mercato di prospettiva e senza calciatori pronti all’uso. Il cortocircuito sta nel fatto che, probabilmente, questo tipo di mercato, e di lavoro conseguente, può essere adatto a piazze meno calde di Salerno. 

La piazza come sta reagendo a questa partenza da andamento lento?
Male. Proprio perché Salerno è una città esigente e impaziente. Il suo maggior pregio è il suo peggior difetto. È il dazio da pagare per venire all’Arechi e pensare ai grandi stadi argentini. Anche se per la verità la curva, durante la partita con il Torino, ha tifato sempre, senza riserve e senza isterismi. Cosa che non si può dire per gli altri settori dello stadio. 

Cosa temi del Frosinone?
Oyono e Soulé, poi Caso e Okoli se avranno più spazio. E il fatto di trovarlo in un momento in cui il suo gioco sovraritmo ha attivato circoli virtuosi, tattici ed emotivi. 

Per la lotta per non retrocedere chi vedi molto in difficoltà?
Senza entrare nel dettaglio di Salernitana e Frosinone, direi Empoli e Cagliari. Ho visto in difficoltà anche il Sassuolo, ma ha calciatori eccellenti. Per restare a cose che riguardano il Frosinone, penso a Boloca, oltre che ai soliti Berardi e Laurienté.

Che campionato ti aspetti in generale?
Un campionato che sta riportando la serie A a buoni livelli di dignità rispetto agli ultimi quindici-venti anni. Con squadre medie ben attrezzate, per esempio Bologna e Verona. Con l’Inter favorita perché ha la rosa migliore, la Juventus in ripresa, il Milan con un impianto molto credibile nonostante il derby e la Roma costruita come dev’essere una squadra di Mourinho. 
 

1 anno fa
Foto: salernitana 1919
Autore
Gian Luca Campagna

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