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Spalletti pronto al caffè sospeso contro la Macedonia

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La squadra balcanica ha sempre rappresentato il punto critico per i suoi due predecessori, Ventura e Mancini, umiliati dai macedoni

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Calcisticamente cianciando, la Macedonia del Nord, nella nostra centenaria storia pallonara, si è dapprima palesata come una tragedia. A breve, appunto, una farsa.

Ma c’è sempre un prologo.

Correva l’ottobre 2017 e, proprio nella Torino che gli aveva dato le maggiori soddisfazioni con una squadra di club, l’Italia di Giampiero Ventura cozzò contro la spensierata compagine balcanica per 1-1 dicendo addio all’obiettivo di passare dalla porta principale per i Mondiali di Russia 2018. Infatti, prima del girone arrivò la Spagna, che aveva già passeggiato sui resti degli azzurri, così l’allegra (ma non troppo) brigata di Ventura se la dovette vedere con i lungagnoni svedesi. Vi ricorderete come andò a finire: perdemmo una partita ignobile e sfigata a Stoccolma, poi, paralizzati dalle nostre paure ancestrali e dall’orrore che andava materializzandosi minuto dopo minuto, non riuscimmo nemmeno a segnare un golletto a San Siro. Terminò con le lacrime infinite di Gigi Buffon. E l’Italia fu fuori dai Mondiali organizzati nel salotto di Putin.

Quella prima volta, la Macedonia ci fu servita come entrè, come se fossimo comodamente seduti in un ristorante e il cameriere zelante ci aveva servito un assaggio esotico: una prelibata pallina di assafetida.

Memori di quel momento indigesto, l’Italia di Mancini, raggiante per l’Europeo vinto da globetrotter, si arenò di nuovo davanti alla colonia di volenterosi macedoni sbarcati a Palermo. Così, dopo quell’aperitivo a base di frutta indigesta, si palesò la tragedia pallonara davanti ai gitanti macedoni: in palio c’era sempre una qualificazione ai Mondiali, stavolta quelli di Qatar 2022. Era lo scorso marzo. Ma ancora una volta lo scherzo mancino fu tirato da Trajkovski, che aveva impallinato la porta azzurra già nel 2017.

L’Italia, così, dimostrò di stare avanti coi tempi: prima la Russia di Putin poi il Qatar degli emiri, Paesi che non rispettano i diritti umani. Infatti, in maniera subdola e sufficiente, ma soprattutto in nome di un'altissima coerenza, la Nazionale decise di boicottare quei due Mondiali, non partecipando a quel banchetto. Grazie sempre alla portata finale della Macedonia. Indigesta.

Prima Ventura. Poi, Mancini. Insomma, la Macedonia ha rappresentato il punto critico della carriera degli ultimi due allenatori che si sono seduti sulla panca azzurra. Il punto critico è quel fenomeno che avviene nel mondo quando gli odori di una scoreggia pestilenziale di una farfalla vanessa sganciata a Forlimpopoli, per una serie di concatenazioni ancora oggi difficili da decifrare, fanno inciampare un attaccante alla Bombonera di Buenos Aires impedendogli di calciare in rete la più facile delle occasioni.

Certo, proprio perché punto critico, ci fu un’appendice ancora più dolorosa: Giampiero Ventura fu esonerato dopo la disarmante partita con la Svezia e cacciato senza l’onore delle armi, Roberto Mancini provò a consolarsi con la finalina della Nations League per poi rifugiarsi, vigliaccamente, nell’esilio dorato dell’Arabia Saudita.

Abbuffata di sgambetti in salsa macedone finita? Ni. Dopo la tragedia, appunto, ecco, servito il piatto della farsa. Perché proprio sabato 9 settembre ecco che la Macedonia del Nord terrà a battesimo il nuovo allenatore della panchina azzurra, Luciano Spalletti. A Skopje. In terra straniera. In ballo c’è la qualificazione a Euro 2024. Data l’ultima esperienza tecnica vissuta da Spalletti a Napoli, per la fortuna dell’Italia ci auguriamo di arrivare almeno al caffè sospeso. Macedonia permettendo.

1 anno fa
Foto: figc
Autore
Gian Luca Campagna

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